Adriano in Siria, Parigi, Quillau, 1755, I

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Galleria negli appartamenti d’Adriano corrispondente a diversi gabinetti.
 
 EMIRENA ed AQUILIO
 
 AQUILIO
 Più oltre, o principessa,
 non è permesso il penetrar. Fra poco
575verrà Cesare a te. Sa che l'attendi;
 non tarderà.
 EMIRENA
                          Ti raccomando, Aquilio,
 il povero Farnaspe. Egli è innocente;
 soccorrilo, procura
 che Cesare si plachi.
 AQUILIO
                                        E chi placarlo
580potrà meglio di te? Tu del suo core
 regoli i moti a tuo talento. Ogni altra
 miglior uso farebbe
 dell'amor d'un monarca.
 EMIRENA
                                               A me non giova,
 perché non l'amo.
 AQUILIO
                                    È necessario amarlo,
585perch'ei lo creda?
 EMIRENA
                                   E ho da mentir?
 AQUILIO
                                                                   Né pure.
 È la menzogna ormai
 grossolano artificio e mal sicuro.
 La destrezza più scaltra è oprar di modo
 ch'altri sé stesso inganni. Un tuo sospiro
590interrotto con arte, un tronco accento
 ch'abbia sensi diversi, un dolce sguardo
 che sembri a tuo malgrado
 nel suo furto sorpreso, un moto, un riso,
 un silenzio, un rossor quel che non dici
595farà capir. Son facili gli amanti
 a lusingarsi. Ei giurerà che l'ami;
 e tu quando vorrai
 sempre gli potrai dir: «Nol dissi mai».
 EMIRENA
 Aiuto e non consiglio io ti richiedo.
 AQUILIO
600Ed io sempre ho creduto
 che un salubre consiglio è grande aiuto.
 Credimi, principessa...
 Addio. Gente s'appressa.
 Adriano sarà che s'avvicina. (Parte)
 
 SCENA II
 
 SABINA ed EMIRENA
 
 SABINA
605(Stelle! È qui la rival!)
 EMIRENA
                                            (Numi! È Sabina).
 SABINA
 Veramente tu sei
 più di quel che credei
 sollecita ed attenta. Estinto appena
 è l'incendio notturno e già ti trovo
610nelle stanze d'Augusto.
 EMIRENA
                                            Io venni solo...
 SABINA
 Lo so, lo so. De' superati guai
 il tuo signor felicitar vorrai.
 EMIRENA
 Supplice ad implorar...
 SABINA
                                             Supplice anch'io
 a Cesare vorrei
615esporre i sensi miei; ma non pretendo
 ch'egli mi preferisca
 in concorso con te. Non sarà poco
 se pur m'ascolta e nel secondo loco.
 EMIRENA
 Non più Sabina! Oh dio,
620che ingiustizia è la tua! L'amor d'Augusto
 non è mia colpa; è pena mia. M'affanno
 di Farnaspe al periglio; ecco qual cura
 mi guida a queste soglie. Ho da vederlo
 perir così senza parlarne? Alfine
625Farnaspe è l'idol mio. Gli diedi il core;
 e ha remoti principi il nostro amore.
 SABINA
 Parli da senno o fingi?
 EMIRENA
                                            Io fingerei,
 se così non parlassi.
 SABINA
                                       E non t'avvedi
 che parlando per lui Cesare irriti?
 EMIRENA
630Ma non trovo altra via.
 SABINA
                                            Quando tu voglia,
 una miglior ve n'è. Da questa reggia
 fuggi col tuo Farnaspe. È suo custode
 Lentulo il duce; a' miei maggiori ei deve
 quantunque egli è. Se ne rammenta e posso
635promettermi da lui d'un grato core
 anche prove più grandi.
 EMIRENA
                                              Ah se potesse
 riuscire il pensier.
 SABINA
                                     Vanne. È sicuro.
 A partir ti prepara. Al maggior fonte
 de' cesarei giardini
640col tuo sposo verrò. Colà m'attendi
 prima ch'ascenda a mezzo corso il sole.
 EMIRENA
 Ma verrai? Del destino
 son tanto usata a tollerar lo sdegno...
 SABINA
 Ecco la destra mia. Prendila in pegno.
 EMIRENA
645Ah, che a sì gran contento
 è quest'anima angusta!
 Oh me felice! Oh generosa Augusta!
 
    Per te d'eterni allori
 germogli il suol romano;
650de' numi il mondo adori
 il più bel dono in te.
 
    E quell'augusta mano,
 che porgermi non sdegni,
 regga il destin de' regni,
655la libertà de' re. (Parte)
 
 SCENA III
 
 SABINA, poi ADRIANO, indi AQUILIO
 
 SABINA
 Chi sa? Quando lontana
 Emirena sarà, forse ritorno
 farà il mio sposo al primo amor. Non dura
 senz'esca il fuoco e inaridisce il fiume
660separato dal fonte onde partissi.
 ADRIANO
 Emirena mio ben... (Numi, che dissi!) (Vuol partire)
 SABINA
 Perché fuggi, Adriano? Un sol momento
 non mi negar la tua presenza; e poi
 torna al tuo ben, se vuoi.
 ADRIANO
                                               Come! Supponi...
665Qual è dunque il mio ben?
 SABINA
                                                   Conosco ancora
 del mio caro Adriano
 in quei detti confusi il cor sincero.
 Ingannarmi non sai. No, non celarmi
 quell'onesto rossor. Tu non sai quanto
670grato mi sia. Non arrossisce in volto
 chi non vede il suo fallo; e chi lo vede
 è vicino all'emenda.
 ADRIANO
                                       Oh dio!
 SABINA
                                                        Sospiri?
 Lascia me sospirar. Numi del cielo,
 chi creduto l'avria? L'onor di Roma,
675l'esempio degli eroi, la mia speranza,
 Adriano incostante!
 È possibile? È ver? Chi ti sedusse?
 Parla. Di'. Come fu?
 ADRIANO
                                        Che vuoi ch'io dica,
 se tutto mi confonde? Ah lascia queste
680moderate querele.
 Dimmi pure infedele,
 chiamami traditor; sfogati. Io veggo
 ch'hai ragion d'insultarmi. I merti tuoi,
 gli scambievoli affetti,
685le cento volte e cento
 replicate promesse io mi rammento.
 Ma che pro? Non son mio. Conosco, ammiro
 la tua virtù, la tua bellezza; e pure
 non ho cor per amarti. Odio me stesso
690per l'ingiustizia mia. So ch'è dovuta
 una vendetta a te. Vuoi la mia morte?
 Svenami. È giusto. Io non m'oppongo. Aspiri
 a svellermi dal crin l'augusto alloro?
 Lo depongo in tua man. Saria felice
695suddito a sì gran donna il mondo intero.
 SABINA
 Ah domando il tuo core e non l'impero!
 ADRIANO
 Era tuo questo cor. S'io lo difesi,
 se a te volli serbarlo
 il ciel lo sa. Ne chiamo
700tutti, o Sabina, in testimonio i numi.
 Le bellezze dell'Asia
 eran vili per me. Freddo ogni sguardo
 a paragon de' tuoi
 lunga stagion credei che fosse.
 SABINA
                                                         E poi?
 ADRIANO
705E poi... Non so. Di mia virtù sicuro
 trascurai le difese
 ed amor mi sorprese. Ero nel campo,
 pieno d'una vittoria
 e caldo ancor de' bellicosi sdegni,
710quando condotta innanzi
 mi fu Emirena. Ad un diverso affetto
 è facile il passaggio,
 quando è l'alma in tumulto. Io la mirai
 carica di catene
715domandarmi pietà, bagnar di pianto
 questa man che stringea, fissarmi in volto
 le supplici pupille
 in atto così dolce... Ah se in quell'atto
 rimirata l'avesse a me vicina,
720parrei degno di scusa anche a Sabina.
 SABINA
 Ah questo è troppo. Abbandonar mi vuoi;
 hai coraggio di dirlo; in faccia mia
 ostenti la beltà che mi contrasta
 del tuo core il possesso e non ti basta?
725Pretenderesti ancora
 per non vederti afflitto
 ch'io facessi la scusa al tuo delitto?
 E dove mai s'intese
 tirannia più crudele? Il premio è questo
730ch'ho da te meritato?
 Barbaro! Mancator! Spergiuro! Ingrato!
 ADRIANO
 (Son fuor di me!)
 SABINA
                                   (Che dissi!) Ah no, perdona
 l'orgogliose querele. Ire son queste
 che nascono d'amor. Come a te piace
735di me disponi. Instabile o costante,
 sarai sempre il mio ben. Chi sa? Lo spero.
 Verrà, verrà quel giorno
 che ripensando a chi fedel t'adora
 forse dirai... Ma sarò morta allora. (Siede)
 AQUILIO
740(Qui Sabina!) (In disparte)
 ADRIANO
                              (Io non posso
 più vederla penar. Cedo a quel pianto.
 Mi sento intenerir). Sabina hai vinto.
 a' tuoi lacci felici
 tornerò, sarò tuo.
 AQUILIO
                                  (Stelle!)
 SABINA
                                                    Che dici?
 ADRIANO
745Che son vinto, che cedo,
 che ti rendo il mio core.
 SABINA
                                              Ah non lo credo.
 AQUILIO
 (Qui bisogna un riparo).
 SABINA
 S'Emirena una volta
 torni a veder...
 ADRIANO
                              Non la vedrò.
 SABINA
                                                         Ma puoi
750di te fidarti?
 ADRIANO
                           Ho risoluto e tutto
 si può, quando si vuole.
 AQUILIO
                                              a' piedi tuoi (Ad Adriano)
 l'afflitta prigioniera
 inchinarsi desia. Non ti ritrova
 e lung'ora ti cerca.
 SABINA
                                    (Ecco la prova).
 ADRIANO
755No, Aquilio, io più non deggio
 Emirena veder. Tempo una volta
 è pur ch'io mi rammenti
 la mia fida Sabina.
 SABINA
                                      (Oh cari accenti!)
 AQUILIO
 È giustizia, è dover. Ma che domanda
760la povera Emirena? A lei si niega
 quel che a tutti è concesso! È serva, è vero,
 ma pur nacque regina.
 ADRIANO
 Veramente, Sabina,
 par crudeltà non ascoltarla.
 SABINA
                                                    Oh dio!
 ADRIANO
765No. Se non vuoi, non mi vedrà. Ma... temo...
 Tu che faresti in un egual periglio,
 nel caso mio?
 SABINA
                            Non chiederei consiglio.
 ADRIANO
 E ben, parta Emirena
 senza vedermi. Aquilio
770le ne rechi il comando.
 AQUILIO
                                            Ah che dirai,
 povera principessa! (Facendosi artificiosamente sentire)
 ADRIANO
                                        Olà, che parli?
 AQUILIO
 Nulla, signor. Volo a ubbidirti.
 ADRIANO
                                                          Aspetta. (Pensa)
 Meglio è che 'l suo destino
 sappia dalla mia voce.
775L'ascoltarla un momento alfin che nuoce?
 SABINA
 
    Ah ingrato, m'inganni (S’alza)
 nel darmi speranza;
 giurando costanza,
 mi torni a tradir.
 
780   La fiamma novella
 scordarti non sai.
 T'aggiri, sospiri,
 cercando la vai.
 Lontano da quella
785ti senti morir. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ADRIANO e AQUILIO
 
 ADRIANO
 Udisti, Aquilio? E si dirà che tanto
 sia debole Adriano?
 AQUILIO
                                       Ognuno è reo,
 se l'amore è delitto.
 ADRIANO
                                       E con qual fronte
 le colpe altrui correggerò, se lascio
790tutto il freno alle mie? No no, si plachi
 la sdegnata Sabina;
 non si vegga Emirena; al primo laccio
 torni quest'alma e scosso
 il giogo vergognoso... Oh dio, non posso.
 
795   La ragion, gli affetti ascolta
 dubbia l'alma; e poi confusa
 non vorrebbe esser disciolta
 né restare in servitù.
 
    Contro i rei se vi sdegnate,
800giusti dei, perché non fate
 o più forte il nostro core
 o men aspra la virtù? (Parte)
 
 SCENA V
 
 AQUILIO solo
 
 AQUILIO
 Tolleranza, o mio cor. La tua vittoria
 benché non sia lontana,
805matura ancor non è. L'amor d'Augusto,
 gli sdegni di Sabina
 combattono per noi. La pugna è accesa;
 ma non convien precipitar l'impresa.
 
    Saggio guerriero antico
810mai non ferisce in fretta;
 esamina il nemico;
 il suo vantaggio aspetta;
 e gl'impeti dell'ira
 cauto frenando va.
 
815   Muove la destra, il piede;
 finge, s'avanza e cede,
 fin che 'l momento arriva
 che vincitor lo fa. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Deliziosa per cui si passa a serragli di fiere.
 
 EMIRENA e poi SABINA e FARNASPE
 
 EMIRENA
 
    Che fa il mio bene?
820Perché non viene?
 Veder mi vuole
 languir così?
 
    Oggi è pur lento
 nel corso il sole!
825Ogni momento
 mi sembra un dì.
 
 SABINA
 Ecco la sposa tua. (A Farnaspe)
 FARNASPE
                                    Bella Emirena.
 EMIRENA
 Sei pur tu, caro prence? Il credo appena.
 FARNASPE
 Alfin, ben mio...
 SABINA
                                 Di tenerezze adesso
830tempo non è; convien salvarsi. È quella
 l'opportuna alla fuga,
 non frequentata, oscura via. L'amico
 Lentulo a me la palesò; non molto
 lunge dal primo ingresso
835si parte in due. Guida la destra al fiume,
 la sinistra alla reggia. A voi conviene
 evitar la seconda. Andate, amici,
 sicuri a' vostri lidi;
 la fortuna vi scorga, amor vi guidi.
 EMIRENA
840Pietosa Augusta.
 FARNASPE
                                 Eccelsa donna, e come
 render mercé...
 SABINA
                               Poco desio. Pensate
 qualche volta a Sabina; e fra le vostre
 felicità, se pur vi torno in mente,
 esiga il mio martiro
845dalla vostra pietà qualche sospiro.
 
    Volga il ciel felici amanti
 sempre a voi benigni i rai;
 né provar vi faccia mai
 il destin della mia fé.
 
850   Non invidio il vostro affetto;
 ma vorrei che in qualche petto
 la pietà ch'io mostro a voi
 si trovasse ancor per me. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 EMIRENA e FARNASPE
 
 FARNASPE
 Ed è ver che sei mia? Ne temo e quasi
855parmi ancor di sognar.
 EMIRENA
                                            Non manca, o sposo,
 per esser lieti appieno
 che ritrovare il padre. Oh qual contento
 nel rivedermi avria! Sapessi almeno
 in qual clima s'aggiri.
 FARNASPE
860Saran paghi, mia vita, i tuoi desiri.
 EMIRENA
 Sai dunque Osroa dov'è?
 FARNASPE
                                                Sì, ma per ora
 non pensar che a seguire i passi miei.
 EMIRENA
 Quante gioie in un punto, amici dei! (S’incaminano verso la strada disegnata da Sabina)
 FARNASPE
 Ferma. (Ad Emirena arrestandola)
 EMIRENA
                  Perché?
 FARNASPE
                                   Non odi
865qualche strepito d'armi?
 EMIRENA
                                                Odo; ma donde
 non saprei dir.
 FARNASPE
                              Da quel camino istesso
 che tener noi dobbiamo.
 EMIRENA
                                               Aimè!
 FARNASPE
                                                             Non giova
 l'avvilirsi, ben mio. Celati intanto
 che l'armi io scopro e la cagion di quelle.
 EMIRENA
870Che sarà mai! Non mi tradite, o stelle. (Emirena si nasconde molto indietro vicino a’ cancelli del serraglio)
 
 SCENA VIII
 
 OSROA in abito romano con spada nuda, che esce dalla strada disegnata da Sabina; FARNASPE ed in disparte EMIRENA
 
 OSROA
 Fra l'ombre adesso a raccontar l'altero
 vada i trofei della sua Roma.
 FARNASPE
                                                      E dove
 corri, signor, con queste spoglie?
 OSROA
                                                              Amico,
 siam vendicati. È libera la terra
875dal suo tiranno. Ecco il felice acciaro
 che Adriano svenò.
 FARNASPE
                                      Come!
 OSROA
                                                     Solea
 l'abborrito romano
 per questa oscura via passare occulto
 d'Emirena a' soggiorni. Un suo seguace,
880complice del segreto,
 mel palesò. Fra questi eroi del Tebro
 l'oro ha trovato un traditore. Al varco
 travestito in tal guisa io l'aspettai,
 finché passò col servo e lo svenai.
 FARNASPE
885Ma del nemico invece
 potevi fra quell'ombre
 l'altro ferir.
 OSROA
                        No. Fu previsto il caso.
 Finse cader, quando mi fu vicino
 il servo reo. Con questo segno espresso
890Cesare espose, assicurò sé stesso.
 EMIRENA
 (Chi sarà quel roman? Stringe un acciaro
 e sanguigno mi par. Potessi in volto
 mirarlo almeno).
 FARNASPE
                                  Or che farem? Fuggendo
 per la via che facesti, incontro andiamo
895a mille che concorsi
 al tumulto saran. Sugli altri ingressi
 veglian servi e custodi.
 OSROA
                                            E ben, col ferro
 ci apriremo la strada.
 FARNASPE
                                          Al caso estremo
 serbiam questo rimedio. Io voglio prima
900ricercar se vi fosse
 altra via di fuggir.
 EMIRENA
                                    (Parlan sommesso;
 intenderli non so).
 FARNASPE
                                     Fra quelle piante
 nascoso attendi. Io tornerò di volo.
 OSROA
 Sollecito ritorna o parto solo. (Osroa si nasconde molto innanzi fra le piante del boschetto)
 FARNASPE
905Questo... No. Quel sentier... Ma s'io tentassi
 il camin che prescritto
 da Sabina mi fu? D'Augusto il caso
 forse ancor non è noto; e forse prima
 ch'altri il sappia e v'accorra,
910noi fuggiti sarem. Sì, questo eleggo.
 
 SCENA IX
 
 FARNASPE, ADRIANO con spada nuda e seguito di guardie dalla strada suddetta. OSROA ed EMIRENA in disparte
 
 ADRIANO
 Fermati, traditor. (Incontrandosi in Farnaspe)
 FARNASPE
                                    Numi, che veggo! (Si ferma stupido)
 ADRIANO
 Impedite ogni passo
 alla fuga, o custodi. (Alle guardie)
 FARNASPE
                                       Io son di sasso.
 EMIRENA
 (Ah siam scoperti).
 ADRIANO
                                      Istupidisci, ingrato,
915perché vivo mi vedi? A me credesti
 di trafiggere il sen. L'empio disegno
 con voci ingiuriose
 nel ferir palesasti.
 EMIRENA
                                    (Ecco l'errore.
 Colui che si nascose è il traditore).
 ADRIANO
920Perfido, non rispondi? A che venisti?
 Qual disegno t'ha mosso?
 Chi sciolse i lacci tuoi? Parla.
 FARNASPE
                                                       Non posso.
 ADRIANO
 Il silenzio t'accusa.
 FARNASPE
 Signor, non sempre è reo chi non si scusa.
 EMIRENA
925(Consigliatemi, o numi).
 ADRIANO
                                                Olà si tragga (Alle guardie)
 nel carcere più nero il delinquente.
 EMIRENA
 Fermatevi, sentite. Egli è innocente. (Ad Adriano)
 FARNASPE
 Principessa, che fai!
 ADRIANO
                                        Stelle! Tu ancora
 qui con Farnaspe? E 'l traditor difendi?
 EMIRENA
930Ei non è traditor. Fra quelle fronde...
 FARNASPE
 Taci. (Ad Emirena)
 EMIRENA
              L'empio s'asconde
 che spinse a' danni tuoi l'acciar rubello.
 FARNASPE
 (Oh dio! Non sa che 'l genitore è quello).
 ADRIANO
 Se credulo mi brami, a questo segno
935di Farnaspe al periglio
 non mostrarti agitata.
 Come t'affanni, ingrata!
 Come tremi per lui! Sei sì confusa
 che non sa il tuo pensiero
940menzogna ordir che rassomigli al vero.
 FARNASPE
 (Secondiamo l'error).
 EMIRENA
                                          Se a me non credi... (Ad Adriano)
 FARNASPE
 E che ti giova, o cara,
 sol per pochi momenti
 differirmi la pena? Il mio delitto
945più celar non si può. Tu mi condanni
 nel volermi scusar. Con farmi reo
 non mi offendi però. Cari a tal segno
 mi sono i falli miei
 che tornare innocente io non vorrei.
 ADRIANO
950Oh anima perversa!
 EMIRENA
                                        Io non l'intendo.
 FARNASPE
 (Che bel morir, se 'l mio signor difendo!)
 EMIRENA
 Prence, sposo, ben mio, perché congiuri
 tu ancor contro te stesso? Empio non sei
 e vuoi parerlo? Ah qual follia novella...
 FARNASPE
955Lasciami la mia colpa, è troppo bella.
 ADRIANO
 Questo è pur quel Farnaspe
 che tu non conoscevi. Or come è mai
 divenuto il tuo ben? Dove lasciasti
 la freddezza primiera,
960anima ingannatrice e menzognera?
 EMIRENA
 Signor...
 ADRIANO
                   Costui mi pagherà la pena
 di più colpe in un punto. Olà. (Alle guardie)
 EMIRENA
                                                         Ma guarda
 l'insidiator qual sia.
 FARNASPE
                                       Taci una volta,
 Emirena, se m'ami.
 EMIRENA
                                       Io t'odierei,
965se t'ubbidissi. I passi miei seguite.
 Qui qui s'asconde il traditore. (Corre verso Osroa)
 FARNASPE
                                                          Oh dio!
 Ferma.
 EMIRENA
                 Vedilo, Augusto.
 OSROA
                                                 È ver, son io. (Osroa si scopre)
 EMIRENA
 Ah padre! (Resta immobile)
 ADRIANO
                       Il re de' Parti
 in abito romano! E quanti siete,
970scellerati, a tradirmi?
 OSROA
                                          Io solo, io solo
 ho sete del tuo sangue. Il colpo errai;
 ma, se mi lasci in vita,
 il fallo emenderò.
 ADRIANO
                                   Così fra l'ombre
 assalirmi infedel? Coglier l'istante
975che inciampo e cado al suol?
 OSROA
                                                      Barbara sorte!
 Ecco l'inganno; il tuo seguace ad arte
 cader doveva e tu cadesti a caso;
 onde confuso il segno
 l'un per l'altro svenai.
 FARNASPE
                                          Rimase oppresso
980il traditor nel tradimento istesso.
 ADRIANO
 Troppo ingrata mercede,
 barbaro, tu mi rendi. Oppresso e vinto,
 t'invito, t'offerisco
 di Roma l'amistà...
 OSROA
                                     Sì, questo è il nome,
985empi, con cui la tirannia chiamate;
 ma poi servon gli amici e voi regnate.
 ADRIANO
 Siam del giusto custodi. Al giusto serve
 chi compagni ci vuol, non serve a noi;
 ma la giustizia è tirannia per voi.
 OSROA
990E chi di lei vi fece
 interpreti e custodi? Avete forse
 ne' celesti congressi
 parte co' numi? O siete i numi istessi?
 ADRIANO
 Se non siam numi, almeno
995procuriam d'imitargli. E 'l suo costume
 chi co' numi conforma agli altri è nume.
 OSROA
 Numi però voi siete
 avidi dell'altrui; rapite i regni;
 vaneggiate d'amor; volete oppressi
1000gl'innocenti rivali,
 tradite le consorti...
 ADRIANO
                                      Ah troppo abusi
 della mia sofferenza. Olà ministri,
 in carcere distinto alla lor pena
 questi rei custodite.
 FARNASPE
                                       Anche Emirena?
 ADRIANO
1005Sì. Ancor l'ingrata.
 FARNASPE
                                     Ah che ingiustizia è questa?
 Qual delitto a punir ritrovi in lei?
 ADRIANO
 
    Tutti nemici e rei,
 tutti tremar dovete.
 Perfidi, lo sapete
1010e m'insultate ancor?
 
    Che barbaro governo
 fanno dell'alma mia
 sdegno, rimorso interno,
 amore e gelosia!
1015Non ha più furie Averno
 per lacerarmi il cor. (Parte)
 
 SCENA X
 
 OSROA, FARNASPE, EMIRENA e guardie
 
 EMIRENA
 Padre... Oh dio! Con qual fronte
 posso padre chiamarti io che t'uccido?
 Deh se per me t'avanza...
 OSROA
1020Parti, non assalir la mia costanza.
 EMIRENA
 Ah mi scacci a ragion. Perdono, o padre,
 eccomi ai piedi tuoi. (S’inginocchia)
 OSROA
                                         Lasciami, o figlia.
 No, sdegnato non sono,
 t'abbraccio, ti perdono;
1025addio, dell'alma mia parte più cara.
 EMIRENA
 Oh addio funesto!
 FARNASPE
                                    Oh divisione amara!
 EMIRENA
 
    Quell'amplesso e quel perdono,
 quello sguardo e quel sospiro
 fa più giusto il mio martiro,
1030più colpevole mi fa.
 
    Qual mi fosti e qual ti sono
 chiaro intende il core afflitto,
 che misura il suo delitto
 dall'istessa tua pietà. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 OSROA e FARNASPE
 
 FARNASPE
1035Almen tutto il mio sangue
 a conservar bastasse
 il mio re, la mia sposa.
 OSROA
                                            Amico, assai
 debole io fui. Non congiurar tu ancora
 contro la mia fortezza. Abbia il nemico
1040il rossor di vedermi
 maggior dell'ire sue. Nell'ultim'ora
 cader mi vegga e mi paventi ancora.
 
    Leon piagato a morte
 sente mancar la vita;
1045guarda la sua ferita
 né s'avvilisce ancor.
 
    Così fra l'ire estreme
 rugge, minaccia e freme
 che fa tremar morendo
1050talvolta il cacciator. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 FARNASPE solo
 
 FARNASPE
 Con quai nodi tenaci avvinta a questa
 miserabile spoglia è l'alma mia!
 Come resiste a tanti
 insoffribili affanni!
1055Ah toglietemi il giorno, astri tiranni!
 
    È falso il dir ch'uccida,
 se dura un gran dolore,
 e che, se non si more,
 sia facile a soffrir.
 
1060   Questa ch'io provo è pena
 che avanza ogni costanza,
 che 'l viver m'avvelena,
 e non mi fa morir. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo